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Pensare, come optional. Desiderare è il nuovo paradigma del 2025

Partiamo da un fatto: gran parte del nostro lavoro consiste nel leggere o inserire dati. Spesso si tratta degli stessi dati, che leggiamo da una parte per poi inserirli in un’altra. Qualche volta pensiamo, ma quando pensiamo, per la maggior parte del tempo, pensiamo a come riorganizzare informazioni o agenti che generano informazioni, insomma pensiamo a processi. Pensiamo, ad esempio, a come ottimizzare concessioni e dinieghi a un adolescente per influire sui suoi risultati scolastici, o a come riorganizzare un reparto al lavoro per migliorarne l’efficienza. Fino a pochi anni fa, anzi probabilmente fino alle soglie di questo 2024 che sta sfumando, il “pensare” è sempre stata considerata una attività importante. Io penso, anche a favore degli altri, al posto di molti, perché in tanti siano influenzati. La prima cosa da fare, in famiglia come in azienda e come nella società, era cercare una figura apicale, un pensatore. Certo il pensare deve essere seguito da una azione, ma le azioni si possono comprare, il pensare no.





 
 
 

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