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L’entropia della conoscenza: perché l’IA non dimentica e perché dovrebbe

Solomon Shereshevsky aveva un dono straordinario: non dimenticava mai nulla. Poteva ricordare lunghissime sequenze di numeri anche dopo anni, rivivere ogni istante della sua vita con precisione fotografica, richiamare alla mente ogni volto, ogni suono, ogni sensazione. Eppure, questo dono si rivelò essere una maledizione. Sommerso da un oceano infinito di dettagli, Shereshevsky faticava a formare concetti astratti, a generalizzare, a vedere il quadro d’insieme. La sua mente, intrappolata in un archivio infinito di memorie precise, perdeva la capacità di creare connessioni significative.



 
 
 

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