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Alexander Gottlieb Baumgarten e l’arte generativa: una prospettiva inedita


Oggi parliamo di un filosofo meno noto ma estremamente importante nel dibattito tra arte, estetica e autorialità, cosa penserebbe oggi dell’arte generativa?


Il padre dell’estetica

Alexander Gottfried Baumgarten (1714-1762), filosofo tedesco formatosi nell’ambiente dell’illuminismo razionalista, compì un passo rivoluzionario nella storia della filosofia: coniò il termine “estetica” (aesthetica) e ne fece una disciplina filosofica autonoma. Prima di lui, la riflessione sul bello e sull’arte era frammentaria, contenuta sotto altre branche della filosofia o relegata a un ruolo marginale.Formatosi alla scuola di Christian Wolff, colui a cui dobbiamo il termine “ontologia” per capirci, e immerso nella tradizione leibniziana, Baumgarten riuscì a compiere un’operazione teoretica di grande portata. Nel contesto filosofico del tempo, dominato dal razionalismo che privilegiava la conoscenza intellettuale chiara e distinta, egli rivendicò la dignità e l’autonomia della conoscenza sensibile (cognitio sensitiva). Con la sua opera principale, Aesthetica (1750-1758), Baumgarten definì l’estetica come “scienza della conoscenza sensibile”, parallela ma distinta dalla logica, che si occupava della conoscenza razionale.L’innovazione di Baumgarten non fu semplicemente terminologica. Egli intuì che la conoscenza sensibile, lungi dall’essere una forma imperfetta o confusa di conoscenza intellettuale (come sostenevano Leibniz e Wolff), possedeva una propria perfezione e completezza. Nella tradizione razionalista, l’esperienza estetica era considerata inferiore alla conoscenza logico-razionale, una scala imperfetta verso l’intelletto. Baumgarten rovesciò questa prospettiva.Nel suo sistema filosofico, la bellezza viene definita come “perfezione della conoscenza sensibile” (perfectio cognitionis sensitivae). L’esperienza estetica non è quindi un gradino inferiore sulla scala della conoscenza, ma una modalità conoscitiva con una propria specificità e perfezione. Con questa mossa teoretica, Baumgarten legittimò lo studio filosofico dell’arte e dell’esperienza estetica, aprendo la strada a sviluppi fondamentali nella filosofia successiva, particolarmente evidenti in Kant e nell’idealismo tedesco.



 
 
 

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